Qualche tempo fa ho scritto su questo blog un articolo con le tre parole chiavi del nuovo contratto collettivo delle funzioni centrali.
Tra queste l’organizzazione, ed in particolare il lavoro agile. Quello firmato recentemente è il primo contratto di lavoro che regola un maniera compiuta tale modalità di svolgimento della prestazione lavorativa.
Il contratto ha previsto due modalità: il lavoro agile senza vincolo di orario e di luogo, il lavoro da remoto con vincolo di orario e di luogo. Nel primo caso non essendoci un vincolo di orario, non è previsto il pagamento dei compensi accessori legati all’orario di lavoro, ivi compreso il buono pasto. Nel secondo caso invece, essendo la prestazione lavorativa legata ad un orario di lavoro, possono essere pagate le componenti retributive legate all’orario, ivi compreso il buono pasto.
Due fattispecie che dovrebbero coprire le possibili forme di smartworking all’interno di una Pubblica amministrazione. La scelta di una delle due è rimessa alla volontà dei datori di lavoro.
Eppure sembra che queste due forme di smartworking non rispondono alle necessità delle amministrazioni.
Come mai? In una prima riunione dell’Aran con gli uffici del personale è emerso che il problema principale è l’erogazione del buono pasto. Sì il buono pasto.
Il tema che ci è stato posto è: i sindacati ci chiedono il lavoro agile, ma vogliono il pagamento del buono pasto. Quindi, rispondiamo noi, si può fare il lavoro da remoto? No. Nel lavoro da remoto è previsto un controllo della postazione lavorativa almeno ogni sei mesi per motivi di sicurezza e per le amministrazioni è un costo che non possono sostenere.
Allora? Soluzioni proposte: si può fare il lavoro agile e pagare il buono pasto? NO.
Si può fare il lavoro da remoto e non fare il controllo della postazione? NO, perché c’è una legge che lo prevede.
Allora?
Allora se una innovazione organizzativa , anche tecnologica, così importante per le singole amministrazioni è legata al pagamento o meno del buono pasto mi viene da rispondere: lasciamo stare, abbiamo scherzato.