(intervento scritto per il Convegno “Costruire il futuro della Nuova Pubblica Amministrazione”)

Vorrei aprire questo intervento sottolineando preliminarmente il ruolo cruciale che la pubblica amministrazione riveste per il buon funzionamento di uno Stato. La PA rappresenta infatti l’apparato organizzativo attraverso il quale lo Stato persegue i propri fini istituzionali ed eroga servizi ai cittadini. È il motore operativo che mette in atto le politiche e le decisioni del governo, garantendo il corretto funzionamento della macchina statale.

Senza una pubblica amministrazione efficiente, equa e realmente al servizio della collettività, uno Stato non può assolvere ai suoi compiti fondamentali: fornire servizi essenziali – garantiti dalla costituzione – ai cittadini come istruzione, sanità, sicurezza; applicare e far rispettare le leggi in modo imparziale; investire strategicamente in infrastrutture e sviluppo economico; tutelare i diritti civili e promuovere il benessere sociale; governare il territorio coordinando gli enti locali. Questa è la Pubblica Amministrazione.

La pubblica amministrazione rappresenta il volto dello Stato per i cittadini ed è garante del buon andamento e dell’imparzialità dell’azione amministrativa, come sancito dalla nostra Costituzione. Un’amministrazione pubblica solida, trasparente e meritocratica è quindi condizione imprescindibile per la tenuta dello Stato di diritto e la coesione sociale ed economica di un Paese. La sua funzione è assolutamente cruciale per tradurre gli ideali democratici in servizi concreti per la cittadinanza.

Oggi però la pubblica amministrazione si trova ad affrontare sfide e pressioni senza precedenti che rendono non solo opportuna, ma necessaria una sua profonda trasformazione che non sia solo una trasformazione normativa.

In primo luogo, la rivoluzione digitale sta cambiando radicalmente il modo in cui cittadini e imprese si aspettano di interagire con lo Stato. In un mondo sempre più connesso e abituato a servizi online efficienti, personalizzati e a portata di click, la PA non può più permettersi di operare con logiche analogiche e burocratiche del passato.

In secondo luogo, l’emergenza climatica e la necessità di uno sviluppo più sostenibile impongono un ripensamento delle modalità operative della PA, che deve farsi esempio di rispetto ambientale e uso oculato delle risorse in tutte le sue attività.

Infine, i cittadini sono sempre più esigenti e critici verso la qualità dei servizi pubblici, anche per effetto del confronto con quelli offerti dal settore privato. Pretendono un’amministrazione più trasparente, partecipativa, orientata al risultato e attenta ai bisogni individuali.

Per affrontare queste sfide e costruire la pubblica amministrazione del futuro, occorre abbracciare con decisione le tendenze e le innovazioni che stanno rivoluzionando ogni settore.

Digitalizzazione e automazione dei processi sono imperativi per rendere l’azione amministrativa più snella, veloce ed economica. Sfruttare tecnologie come l’intelligenza artificiale consente di ottimizzare l’erogazione dei servizi e supportare processi decisionali complessi.

Aprire i dati della PA favorisce la trasparenza e il controllo civico, oltre a liberare valore per il riuso. Cooperare sinergicamente tra enti pubblici e con il settore privato permette di moltiplicare risorse e competenze. Integrare la sostenibilità ambientale in ogni attività riduce l’impronta ecologica dello Stato dando il buon esempio.

Ma la trasformazione digitale non basta. Per ripensare davvero la PA occorre mettere il cittadino al centro e l’innovazione nel DNA di ogni sua articolazione.

Servono servizi pubblici digitali disponibili 24 ore su 24, un massiccio uso di app mobili e portali web personalizzati, una comunicazione bidirezionale anche attraverso social media e chat.

È necessario un profondo riassetto normativo e una reingegnerizzazione dei processi per eliminare passaggi superflui, automatizzare il più possibile grazie alla tecnologia, semplificare il linguaggio burocratico.

Occorrono programmi mirati per attrarre e trattenere i migliori talenti nel settore pubblico, colmando il gap di competenze digitali e invertendo l’esodo di risorse qualificate. Servono percorsi di carriera e incentivi adeguati, ma soprattutto massicci investimenti nella formazione e nell’aggiornamento professionale continuo.

Va promossa a tutti i livelli una vera cultura dell’innovazione, che abbraccia il cambiamento e la sperimentazione, anche accettando l’errore come opportunità di apprendimento e miglioramento. Spazi di lavoro collaborativi e flessibili possono stimolare il pensiero creativo e lo scambio di idee.

Fondamentale è poi misurare scientificamente le performance, fissando metriche chiave e obiettivi sfidanti per ogni servizio. Introdurre logiche di qualità totale e miglioramento continuo dei processi, premiando le best practice e imparando dagli insuccessi.

Non si tratta solo di cambiare tecnologie e processi, ma l’intera filosofia operativa delle amministrazioni pubbliche. Ripensare davvero la PA significa rimettere in discussione la sua ragion d’essere, la sua organizzazione, le sue modalità di lavoro e di interazione con i cittadini. Significa farne un’istituzione agile, aperta, tecnologicamente avanzata, capace di adattarsi continuamente alle esigenze di una società in rapida evoluzione.

Mi piace pensare ad una mentalità da startup: la PA deve abbandonare la logica burocratica e abbracciare il pensiero out-of-the-box, propensione al rischio, tolleranza all’errore, velocità di esecuzione, miglioramento continuo.

I dipendenti pubblici non devono più essere meri esecutori di procedure, ma creatori di soluzioni innovative per i problemi dei cittadini, proprio come i fondatori di startup. E’ necessario promuovere una cultura dell’imprenditorialità all’interno della PA, incoraggiando i dipendenti a pensare come imprenditori: identificare opportunità, assumere rischi calcolati, prototipare rapidamente, cercare risorse. 

E’ impossibile? Di sicuro è difficile, ma non impossibile. 

Spesso tendiamo a sottovalutare (anzi molte volte lo soffochiamo) il potenziale di innovazione e la spinta al cambiamento che esiste all’interno della pubblica amministrazione. Sottovalutiamo il capitale intellettuale. Ci sono molti dipendenti pubblici che hanno le competenze, la passione e la visione per diventare agenti di trasformazione, ma che sono frenati da un eccesso di burocrazia, da una cultura organizzativa rigida, da una mancanza di fiducia e di autonomia.

È una sfida epocale, che richiederà visione, determinazione e risorse ingenti. Ma è una sfida improrogabile per mantenere la pubblica amministrazione al passo coi tempi e realmente al servizio della collettività. Solo abbracciando il cambiamento la PA potrà essere quel catalizzatore di sviluppo e progresso di cui il nostro Paese ha bisogno.

La pubblica amministrazione che vogliamo è un’amministrazione capace di leggere il presente e anticipare il futuro, per servire al meglio la collettività. Che progetta e innova, sperimenta e apprende, include e responsabilizza. Che lavora ogni giorno per migliorare la vita delle persone e creare valore pubblico.

È un percorso ambizioso ma necessario, che richiede il contributo di tutti. Perché una pubblica amministrazione efficace, innovativa e giusta non è solo un obiettivo di buon governo. È un presupposto fondamentale per la tenuta democratica, la competitività economica e il benessere sociale del nostro Paese.

Abbracciare l’AI per rilanciare la Pubblica Amministrazione

Viviamo in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando la società. È fondamentale comprendere il suo impatto e acquisire familiarità con gli strumenti AI per rimanere competitivi nel lavoro. Mantenersi informati sulle evoluzioni dell’IA e utilizzarla come strumento di sviluppo personale e professionale sono cruciali per il successo.

Gestione del cambiamento: transizione digitale e innovazione tecnologica

Negli ultimi anni, il dibattito sulla pubblica amministrazione si è intensificato, concentrandosi su riforme legislative, transizione digitale e innovazione tecnologica. Tuttavia, la resistenza al cambiamento persiste a causa di una cultura organizzativa radicata. È essenziale identificare le competenze necessarie, coinvolgere i dipendenti e gestire le resistenze per una trasformazione efficiente.

Capitolo 5: La Fuga (Storia di fantaburocrazia)

Dopo la rivelazione, le strade buie che riportavano Marco e Lucia verso casa sembravano più tortuose e oscure del solito, un labirinto di ombre che rifletteva il tumulto dei loro pensieri. La proposta dell’organizzazione segreta pendeva su di loro come una spada di Damocle, una tentazione avvolta in un velo di minaccia. Potevano davvero fidarsi…

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