Introduzione

Nell’ultima tornata contrattuale (2019-2021) dei dirigenti del pubblico impiego abbiamo inserito nei CCNL la norma del mentoring. Ma di cosa si tratta esattamente? E come si può strutturare all’interno di un’amministrazione? Quali sono i vantaggi?

Il mentoring è un processo di apprendimento e sviluppo professionale che si basa sulla relazione tra un mentore più esperto e un mentee che desidera acquisire nuove competenze. Questo articolo esplora i vantaggi del mentoring nella pubblica amministrazione e fornisce consigli su come strutturare un programma di mentoring efficace.

Nella storia dell’Odissea, Mentore era un amico fidato di Ulisse, re di Itaca. Quando Ulisse partì per la guerra di Troia, affidò suo figlio Telemaco alle cure di Mentore. Mentore agì come guida e protettore di Telemaco, insegnandogli saggezza, virtù e come diventare un uomo.

Vantaggi del mentoring nella pubblica amministrazione

Vediamo quali vantaggi può apportare:

  1. Trasferimento di conoscenze ed esperienze: Il mentoring favorisce il trasferimento di conoscenze tacite ed esperienze acquisite dai dipendenti senior ai colleghi più giovani, preservando il know-how istituzionale e assicurando la continuità operativa.
  2. Sviluppo delle competenze dei dipendenti: Attraverso il mentoring, i mentee possono acquisire nuove competenze tecniche, manageriali e relazionali.
  3. Miglioramento della motivazione e del coinvolgimento: Il mentoring dimostra l’impegno dell’organizzazione verso lo sviluppo dei propri dipendenti, aumentando la loro motivazione e il senso di appartenenza.
  4. Rafforzamento della cultura organizzativa: Il mentoring promuove la condivisione dei valori, della missione e della visione dell’organizzazione.
  5. Pianificazione della successione per ruoli chiave: Il mentoring svolge un ruolo cruciale nella pianificazione della successione per le posizioni chiave all’interno della PA.

Come strutturare il mentoring all’interno di un’amministrazione

Per strutturare il mentoring all’interno di un’amministrazione è importante seguire alcuni passaggi:

  1. Definire l’obiettivo: stabilire chiari obiettivi e scopi del mentoring.
  2. Selezionare i mentori: scegliere i dirigenti che saranno mentori, prendendo in considerazione la loro esperienza, competenze e capacità di guidare e supportare gli altri.
  3. Identificare i mentee: individuare i dirigenti che avrebbero beneficiato del mentoring.
  4. Creare un piano di mentoring: creare un piano di mentoring che definisca la frequenza e la durata delle sessioni, i temi da affrontare, i metodi di comunicazione e i modi di feedback.
  5. Monitorare il progresso: monitorare il progresso del mentoring, attraverso controlli regolari, feedback e valutazioni.

Cosa prevede il CCNL

Il CCNL 2019-2021 dei dirigenti delle funzioni centrali stabilisce che le amministrazioni possono prevedere idonee forme di affiancamento (mentoring) all’ingresso in favore dei dirigenti e professionisti neoassunti, in aggiunta agli eventuali corsi e/o scuole di formazione iniziale e di aggiornamento professionale organizzati dalle stesse.

Le amministrazioni a tal fine predispongono un elenco, periodicamente aggiornato, di dirigenti e professionisti in servizio che abbiano maturato almeno quindici anni di anzianità nella qualifica e prestato il proprio consenso a realizzare l’affiancamento a beneficio dei nuovi assunti dell’amministrazione.

Il ruolo del dirigente o professionista mentore (che di norma deve essere persona diversa del superiore del mentee) è quello di fornire supporto,
informazioni, incoraggiamento e consiglio al dirigente e al professionista
neoassunto sulla vita e l’esperienza lavorativa avuta in seno all’amministrazione di appartenenza. Il rapporto informale e paritario basato sulla fiducia reciproca che si instaura tra le parti deve condurre allo scambio delle competenze e delle esperienze acquisite negli anni dal mentore, contribuendo anche a trasferire al neoassunto la cultura e la missione dell’amministrazione, i codici e comportamenti informali esistenti, nonché la consapevolezza dei ruoli da assolvere. L’attività di affiancamento rientra tra le funzioni del dirigente o del professionista.

    Conclusioni

    I programmi di mentoring nella pubblica amministrazione possono generare impatti positivi a vari livelli. A livello individuale, mentori e mentee traggono reciproco arricchimento dalla relazione. I mentori hanno l’opportunità di rivitalizzare il proprio percorso professionale guidando i colleghi più giovani, mentre i mentee accelerano la propria crescita, acquisendo nuove capacità.

    A livello organizzativo, il mentoring rafforza lo spirito di squadra, la condivisione di conoscenze e il senso di appartenenza. Inoltre, consente di pianificare in modo strategico la successione manageriale per garantire la continuità operativa. Infine, il mentoring migliora la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici erogati ai cittadini.

    In sintesi, investire nel mentoring conviene sia sotto il profilo del capitale umano che del capitale organizzativo e relazionale. Per massimizzare questi ritorni, è essenziale che la pubblica amministrazione supporti programmi strutturati di mentoring, monitorandone attentamente l’implementazione e valutandone i risultati nel tempo.

    Alcune domande per il lettori.

    • Quali competenze ritenete più importanti per svolgere il ruolo di mentore?
    • Secondo la vostra esperienza, quali sono gli ambiti in cui il mentoring può portare i maggiori vantaggi nella pubblica amministrazione?
    • Il mentoring può rappresentare uno strumento efficace per affrontare la carenza di competenze manageriali nella PA? Cosa ne pensate?
    • Può essere efficace anche per gli altri dipendenti? E’ opportuno prevedere la norma in tutti i CCNL ?

    5 risposte a “Mentoring nella Pubblica Amministrazione”

    1. Sono anni che faccio da mentoring a tutti i dirigenti che vorrebbero dirigermi….

    2. Avatar Paola Adinolfi
      Paola Adinolfi

      È carino porre delle domande alla fine del pezzo, perché si induce l persona a riflettere, sia pur rapidamente.
      Ecco le mie risposte (di getto) 1.Quali competenze ritenete più importanti per svolgere il ruolo di mentore?
      Andrebbe fatto uno studio.
      2. Secondo la vostra esperienza, quali sono gli ambiti in cui il mentoring può portare i maggiori vantaggi nella pubblica amministrazione?
      A livello di organizzazioni, i maggiori benefici si avrebbero in quelle di tipo adhocratico. A livello di ruoli organizzativi, quelli nei quali sono molto importanti le conoscenze implicite rispetto a quelle esplicite. A livello di tipologia di dipendenti, quelli con caratteristiche di estroversione ed insicurezza. A livello del ciclo di vita professionale, nella fase di inserimento.
      Il mentoring può rappresentare uno strumento efficace per affrontare la carenza di competenze manageriali nella PA?
      Uno degli strumenti , non il solo.
      Cosa ne pensate?
      Si addice molto alla ns cultura, caratterizzata da elevata power distance e avversione all’incertezza.
      Può essere efficace anche per gli altri dipendenti? Vedi supra
      E’ opportuno prevedere la norma in tutti i CCNL ? Si, gradualmente

    3. Da quando sono stato assunto 25 anni fa circa sono sempre stato buttato nella fosse dei leoni senza alcun “paracadute”. Ogni qual volta ho dovuto cambiare servizio o sede. Tutto ciò che ho imparato l’ho dovuto sperimentare direttamente sulla mia pelle. Nei casi più fortunati sono stato affiancato per qualche giorno e subito dopo abbandonato a me stesso. Altro che mentoring.

      1. Anche per me è stata la stessa cosa, ma questo non vuol dire che non si possa cambiare. Scrivo queste cose per questo

    4. Caro Presidente, certamente si tratta di un’innovazione importante nel settore pubblico. Di fatto si forniscono gli elementi soggettivi per la creazione di quel clima organizzativo che deve permeare l’attività della PA. Una nuova modalità di affiancamento o di tutoraggio delle nuove generazioni pubbliche.

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